Il Capitano

Questa la trovo geniale, drammaticamente geniale.

Forse parlando di calcio anche l’italiano medio legge e capisce…

C’è il capitano di questa squadra di calcio che a un certo punto della partita, al 15esimo minuto, quando la sua squadra è in vantaggio per ben 2 reti a 0, prende la palla in mano e dirigendosi verso lo spogliatoio urla:

“Basta. Abbiamo vinto noi. La partita finisce qui. Passiamo alla prossima”.

Gli altri restano di stucco: “Ma che stai facendo?!” gli domandano.

“Come che sto facendo? Me ne vado. Abbiamo vinto. Siamo in vantaggio per 2 a 0. Quindi abbiamo vinto. Voglio giocare la prossima partita”.

“Ma hai vinto cosa?! Mica è finita la partita. Manca ancora un’ora e un quarto. Le partite di calcio durano 90 minuti, mica 15. E’ la regola”.

“Ecco qua, i professoroni e le regolone dei professoroni. I 90 minuti dei professoroni. Uh che paura. Uè. Guarda che io non ho paura bello mio. Io sono un uomo libero. Hai capito? Libero. E non ho paura di giocare un’altra partita”.

“Ma che cazzo c’ent…”

“Io l’unica regola che conosco è quella dello stadio. E’ quella dei nostri tifosi reali, i tifosi re-a-li che pagano il biglietto, e che lavorano, che stanno in ufficio, che stanno in fabbrica, che fanno la mamma e il papà. Anche a ferragosto. E i tifosi sono con me. 60mia tifosi sono con me. Lo stadio re-a-le è con me. Non lo senti come esulta? Non lo senti come vuole la nostra vittoria?”

“Veramente solo la tua curva è con te (grazie al cazzo), e non mi pare che la tua curva rappresenti tutto lo stadio”.

“Non è solo la mia curva”.

“Certo, anche parte della tribuna ha iniziato a fare il tifo per te, non lo nego, perché pensa che la tua squadra in questi 15 minuti abbia giocato bene. Ma se il tuo gioco fosse stato tutto un bluff? Se tu in realtà non avessi nelle gambe i 90 minuti? Se tu avessi deciso di dare tutto nei primi 15 minuti, andare in vantaggio, e poi fermare la partita proprio perché sai che se la partita fosse durata più di 15 minuti sarebbe venuta fuori tutta la tua reale impreparazione? Tutto il tuo bluff? E’ per questo che le partite durano 90 minuti. Sempre. E per tutti”.

“Bibbiano”.

“Eh?”.

“Bibbiano, Renzi, Boschi, sono un uomo libero, io non mollo, troppi stranieri nel nostro campionato. Il cuore immacolato di Maria. Stadio. tifosi. I miei figli. Nonni. Nutella”.

“Eh? Ma che ca…. ma stai bene? Stai dicendo cose a caso. Sembri impazzito”.

“Ah sono impazzito? Sol perché amo la Nutella sono impazzito? Sol perché affido i miei tifosi al Cuore Immacolato di Maria sono impazzito? Non posso credere al cuore Immacolato di Maria? A Gesù? A San Giovanni Paolo? A Padre Pio?”.

“Ma che…”

“La verità è che voi avete paura della prossima partita. Avete paura dei tifosi. Io non ho paura dei tifosi. Io non ho nessuna paura a interrompere questa partita ora che mi conviene perché sto vincendo mio caro. Io non ho paura. Io non mollo. Se i tifosi ci sono io ci sono”.

“Ma cos… Senti. Noi la partita la continuiamo. Se vuoi uscire dal campo fallo pure ma noi la partita la continuiamo”.

“………. come la continuate?”.

“Sì”.

“Ma… ma… Ah ma io vi ho capito. Voi vi eravate già messi d’accordo prima per giocare senza di me”.

“Eh?”.

“E’ chiaro. E’ tutto un inciucio che avete fatto con gli avversari. Mi avete costretto a uscire dal campo per poi continuare a giocare da soli contro la volontà dei tifosi”.

“Veramente i tifosi hanno pagato il biglietto per vedere una partita di 90 minuti e non una partita a chi segna vince. E poi che cazzo stai dicendo? Inciucio? Hai fatto tutto da solo. Te ne stai andando tu. Che c’entriamo noi?”

“Ah è così? La verità è che voi siete attaccati al campo da gioco”.

“Sì vabbé ciao”.

“Io non mollo”.

“Sì sì, buona panchina”.

“Il mio telefono è sempre acceso. Non serbo rancore”.

“Dai ragazzi riprendiamo”.

“Posso rientrare?”

“Fottiti”.

“Metto la maglia del governo giallo rosso anch’io”.

“Muori”.

“Bibbiano….. Il cuore… immacolato… la mamma e il papà. Arbitro!!! Arbitro Mattarella!”.

“Le partite durano 90 minuti. E’ la regola”.

“Ma…”

“90 minuti”.

“Il cuore… bibbia… non mol…”.

(Emilio Mola)

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