José Luis Blanco Vega è un poeta che pochi conoscono e molti inconsapevolmente ammirano. Suoi sono tanti inni liturgici in spagnolo e che “nessuno sa di chi siano”.
Luis Alonso Schökel, amico del poeta, dice di lui: “La sua poesia è classica e moderna, versatile e sicura. Non solo ha letto moltissime poesie di tutte le età, ma è un lettore formidabile che ha una grande capacità di assimilare, di convertire ciò che viene letto nella sua sostanza. Ed è un creatore. Per il quale non chiede il permesso ai Cenacoli o è un fratello di tendenze. La sua opera è poesia. Mettiamo gli aggettivi per capirci supponendo di aver prima compreso la poesia. Ricco di intuizioni e proprietario di risorse formali. Perfino le poesie sembrano un’esibizione formale spensierata o nascondono preziose intuizioni. Poesie robuste e potenti, che sembrano ignorare la forma, sono state incessantemente cesellate. Probabilmente è un poeta nel grembo di sua madre, come direbbero gli ebrei”.
José Luis Blanco Vega, SJ, asturiano di nascita, alternava l’insegnamento della letteratura spagnola al suo impegno di scrittore e poeta.
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Un cesto di olive
– Bacchiatore, cosa porti per mio figlio?
– Olive del Frutteto degli Ulivi.
– Senti, non essere amareggiato.
– L’amarezza, Signora, viene dopo.
– Cosa me ne faccio di un cesto di olive nuove?
– Una torta d’olio se la macinassi. E un lampadario nel caso in cui i Re Magi perdano la loro stella.
– Guarirò il Bambino con gli avanzi.
– Il vostro Bambino è di carne diversa dall’uomo.
– Dio lo custodisca per me senza dolore per trent’anni.
Ma chi lo sa!
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